Un Jigging ai calamari chiamato Tataki

Un Jigging ai calamari, chiamato Tataki

Di Francesco Martelli

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Grazie ai Pioneers Angler Squid del Sol Levante, che anche nel nostro Paese, già da alcuni anni, pratichiamo con successo la tecnica del Tataki, ovvero: il
Jigging ai calamari delle ore diurne... e non solo!
E' proprio così, oggi, possiamo pescare bene i nobili cefalopodi dotati di una carne squisita, in tutte le ore del giorno, fino al tramonto, alla portata di tutti i pescatori! Un sogno! Questa tecnica, che ogni anno si evolve sempre più, con nuovi prodotti appositi, nuove totanare, sempre più performanti dotate di nuovi colori più adescanti e con parti accessorie fosforescenti, si mette a disposizione di chi ama la pesca da natante.
Per praticare il Jigging ai calamari, non occorrono molte attrezzature specifiche. Sono sufficienti: una canna, un mulinello, una bobina di multifibra, del monofilo, uno spezzone di fluorocarbon con il quale realizzare il finale, la minuteria apposita ed una serie di piccole totanare, Jig Squid o esche artificiali. Esaminiamo adesso questi elementi citati, in ogni dettaglio per spiegarne le funzioni specifiche.


La canna Squid Jig
Questa, deve avere una lunghezza variabile, dai 2 ai 3 metri circa. Molto usati i modelli da 2,40 e 2,70 metri.
Le peculiarità significative di certe canne, sono quelle che esaltano in primis, lo loro flessibilità, in modo particolare, sulla vetta, dalla quale si devono avvertire le tocche dei calamari, anche quelle più sensibili. Nel contempo, i fusti delle Squid Jig devono sostenere, zavorre che possono variare, dai 30/60/80 grammi, fino ai 130/180 grammi, al limite della loro operatività. Ultima caratteristica non meno importante: la leggerezza, che deve essere tale, per non stressare il polso, durante l'azione di pesca.

Il mulinello e la lenza madre
Un buon mulinello, taglia 4000 o 5000 assolverà egregiamente le funzioni richieste. Alla bobina, avvolgeremo in primis un backing di monofilo dello 0,35mm per costituire dello spessore. Al capo di questo 0,35, legheremo e avvolgeremo una "carica" di braided, Spectra o Dyneema di circa 130 metri o più dello 0,08/0,15mm, cioè dalle 10 alle 15 lbs, possibilmente di tipo PE a 8 fili, in quanto più resistente, più morbido e più sensibile durante l'azione di pesca. Al termine del braided è possibile unire 6/8 metri di monofilo come shock absorber dello 0,30mm.

Il finale e le minuterie annesse
Sistemato il nylon e multifibra in bobina, in modo totale, realizzeremo il finale, costituito in fluorocarbon, che, oltre alla sua migliore invisibilità rispetto al monofilo tradizionale, è costituzionalmente più rigido, e come tale, agisce meglio nell'animare le totanare, quando si imprime le piccole jerkate. Di solito, le sezioni utilizzate variano: dallo 0,225 allo 0,26mm, allo 0,28/0,33mm.
Lungo il finale di circa 1,80 – 2,20 metri, fisseremo direttamente delle piccole totanare, ogni 30/35cm, partendo dal piombo finale, nel numero variabile dalle 3 alle 5 unità, tramite il famoso nodo Dropper Loop, all'interno del quale è possibile pre-inserire una clip(piccolo moschettone), per consentire un rapido ricambio delle totanare. L'attacco finale-lenza madre, viene assicurato da una girella multipla apposita dotata di moschettone, per scaricare le tensioni accumulate durante l'azione di pesca. Il fissaggio al piombo, è regolato da una piccola girella moschettone.

Le totanare o jig squid
Per praticare il Jigging ai calamari, meglio conosciuto come Tataki, occorrono delle piccole totanare apposite, commercializzate e distribuite da varie ditte, con vari brand conosciutissimi come Yamashita, Yo-Zuri – Misaki Colmic etc. Queste "speciali" esche, dispongono da 1 a 2 cestelli finali, sono costituite in materiale plastico, rivestito da un filato di seta colorato, oppure in materiale siliconico, morbido, sempre con superficie in filato di seta. Le loro dimensioni variano da circa 4 a 6/8cm. La ragione nella scelta del loro dimensionamento, dipende dall'umore dei calamari. Le "esche" piccole, stimolano di più l'attacco del cefalopode, nei momenti di apatia alimentare. I colori dei Jig, quelli con dominanti verde e/o azzurre sono richiesti nelle ore centrali della giornata, mentre i colori con dominanti rosse, sono preferiti nel pomeriggio e nelle ore prossime al tramonto. I colori sul marrone e bruno/rossiccio, dopo il tramonto. Naturalmente, certe "preferenze" alimentari dei nostri cefalopodi, sono suffragate da dei dati puramente statistici e non scientifici, appurati dalle personali esperienze avute in questa affascinante tecnica di pesca.

Come si pratica la tecnica del Tataki
La pratica del Tataki è semplicissima e per ottenere dei buoni risultati è necessario procedere come segue. Si porta la nostra imbarcazione là dove si trovano notoriamente gli Spot da calamari a varie profondità, si attiva l'ecoscandaglio ed il GPS con traccia inserita e, quando si localizza qualche piccolo banco di pesce, rappresentato da minutaglia pelagica posta nelle vicinanze del fondo, si spegne il motore e si cala sul fondo il finale provvisto delle piccole totanare. Appena il piombo giunge sul fondo, lo solleviamo leggermente in modo tale da avvertire il classico: "tocca non tocca" sul fondo. Se non "sentiamo" niente, si solleva la lenza di 50 cm un metro circa, e imprimiamo alla canna, delle sollecitazioni per alcuni secondi, in modo tale da ben animare i Jig e successivamente fermiamo la canna. Solleviamo leggermente per circa un altro metro, lentamente e di nuovo stop. Dopo alcuni secondi si solleva l'archetto del mulinello e si fa precipitare di nuovo la lenza sul fondo. Dopodichè, si effettua la stessa operazione. E' bene tra un'operazione e l'altra, sostare con la lenza, immobile per qualche minuto, sempre col piombo: "tocca e non tocca" sul fondo!
Quando il calamaro giunge sul Jig, di solito, fa flettere la vetta della canna a più riprese, segno inequivocabile che i cestelli hanno ferrato i tentacoli del nostro amico. A questo punto, senza ferrare, altrimenti si rischia di lacerare le tenere carni, si recupera dolcemente, fino ad issare a bordo il cefalopode che, quando giunge sotto bordo, ci irrorerà del suo gettito d'acqua mista ad inchiostro! "Occhio" a non guardarlo negli occhi! Appena sistemato il calamaro, riordinato l'attrezzatura ed altro, passano, purtroppo alcuni minuti e... perdiamo il banchetto di calamari che sosta in vicinanza dei piccoli pesci. A questo punto, è necessario rimettere in moto il motore, seguire con cura la traccia, ben evidenziata sul GPS durante lo scarroccio dell'imbarcazione e appena si rilocalizzano i pesci, velocemente si cala di nuovo la lenza. Questa operazione è fondamentale, per non perdere i nostri calamari faticosamente localizzati. Questo avviene in condizioni normali e con correnti marine decenti. Io, personalmente, negli Spot dove di solito pesco, situato dai - 40 a circa -50 metri, utilizzo piombi da 100-130 fino a 150-180 grammi, per la presenza di correnti anche sostenute. In altri Spot con fondali misti da -30 fino a circa -40, se posso, utilizzo 60-80 grammi di piombo. Pescando in altre condizioni meno favorevoli, ossia, quando i calamari ci sono e non ne vogliono sapere di attaccare le nostre esche, beh, a questo punto è bene sostituire i Jig con altri, più piccoli e con colori più variegati. E poi, è necessario porre la massima attenzione al vettino della canna. A volte il calamaro si avvicina sospettoso all'esca e si "appoggia" dolcemente con un tentacolo. Si "ferra" dolcemente e si recupera. Spesso e volentieri il cefalopode lascia l'esca e a questo punto è necessario rimollare la lenza sul fondo e ripetere l'operazione, con un occhio e col polso vigile e sensibile al prossimo attacco! Se riusciremo, con l'esperienza e in modo particolare con la pazienza, a compiere correttamente certe operazioni con la costanza giusta, beh, sicuramente i risultati non mancheranno e...che risultati!!!
Oltre ai calamari, capita spesso di attaccare polpi e seppie. Tenete sempre a disposizione un capiente guadino, in modo particolare per le seppie!