Calamari straordinari - parte 1

CALAMARI STRAORDINARI_01Quando lo si degusta fritto, oppure leggermente scottato con salvia e aglio, offre un sapore dolciastro, gustosissimo, è lui, il calamaro(Loligo vulgaris). Per chi ama la buona cucina, questo nobile cefalopode rappresenta una delle meraviglie di questo mare nostrum.

Lo troviamo più o meno fresco oppure surgelato sui banchi dei nostri mercati ittici, e sostanzialmente è buono, ma quello pescato dalle nostre lenze, e consumato nel breve tempo di poche ore… risulta ineguagliabile ed è eccellente per la bontà delle sue tenere carni!

Ma come fare per degustare una simile prelibatezza ? E’ semplice: pescarlo con le nostre lenze a mano o con la canna, adottando alcune  semplici tecniche di pesca. Vediamo nei dettagli come potremo pescare i calamari cimentandosi con un paio di tecniche evolute, che sono in grado di fornire, ad ogni battuta di pesca, calamari per tutta la famiglia, anche se numerosa!

LA TECNICA DEL TATAKI E DEL MISAKI 

 

Immagine 027Le attrezzature

La prima tecnica da mettere in pratica è quella del Tataki o similare del Misaki, perché la si può effettuare di giorno, al mattino, nel pomeriggio, fino alla sera. Questa autentica innovazione di pesca, importata dal Paese del Sol Levante, permette di pescare i calamari anche di giorno, anziché al tramonto o di notte come rigorosamente succede per tutte le altre discipline di pesca ai cefalopodi, dove si rende necessario, muovere le totanare nella tecnica del bolentino specifico o far navigare nella traina apposita, le totanare nelle forme e nei colori più variegati.

Nel Tataki e nel Misaki, si cala in acqua una lenza, tramite canna e mulinello con il piombo finale, sopra al quale, vengono fissati direttamente sul trave o calamento, dalle 3 alle 6 totanare specifiche, distanziate 50/60 cm l’una dall’altra. Queste esche artificiali giapponesi, possono essere a mono o a doppio cestello ed hanno la classica forma a fuso che simula un pesciolino. Sono lunghe circa 4 - 7 – 9 cm ed hanno il corpo in silicone, oppure sono costituite in materiale plastico, rivestite con un filato di seta di vario colore. Al tatto sembrano proprio dei pesciolini. Altri modelli sono più grandi, di circa 10 cm, presentano un corpo parzialmente o totalmente fluorescente e sono rivestiti in seta colorata. Altre totanare presentano la forma di un gamberetto, anche questo dotato di colori molto vivaci con tonalità intense.

totanare mistegirelle e_clipsattacco tataki piccole totanare per il tataki

Queste totanare specifiche, vengono fissate direttamente sul trave finale, con il nodo dropper loop. Il piombo varia dai 30 grammi fino a circa 150/200 grammi secondo la profondità e le correnti presenti nel punto di pesca. Il trave finale è in fluorocarbon dello 0,35mm, lungo circa 4 – 6 metri, va unito ad una trigirella o pentagirella con moschettone, che non è altro che una comune girella unita ad un moschettone e dotata di ben 3 o 5 barilotti. Questo accorgimento tecnico, ha il compito di “scaricare” le tensioni di lenza nei momenti dell’azione di pesca. Alla trigirella si lega la lenza madre, costituita da Dyneema o Spectra(multifibra) da 15/20 lbs, che copra la bobina del mulinello fino al bordo, per avere una migliore fluidità nelle calate. Su un mulinello a grandezza 5000 o 5500, consiglio di imbobinare un “primer” come base, di monofilo dello 0,30 a cui successivamente legare i restanti 110 metri di una confezione di multifibra.  

LA TECNICA DEL TATAKI E DEL MISAKI

TOTANARE OPPAI_CHIIBI_EBI_CHIIBI_FIVE La pesca

Nella premessa di questa tecnica è doveroso menzionare che occorrerà in primis, usare una canna flessibile in carbonio di circa 3 metri e che possa sopportare zavorre variabili dai 30 ai 150/200 grammi al massimo.

Armato il nostro finale con 3 totanare  ed il piombo finale, arriviamo con la nostra ipotetica imbarcazione sul luogo di pesca, che di solito rappresenta la zona nella quale si pescano i calamari su fondali misti a roccia, posidonia e fondo ciottoloso, dagli 8 - 10 metri circa, fino alla batimetria dei 30 –50 metri. Facciamo delle prove là dove si evidenziano dei piccoli banchi di pesce. Lasciamo andare la barca in deriva di corrente e sotto l’azione dello scarroccio causato dalla brezza di vento.

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Caliamo la lenza in acqua e, appena il piombo giunge sul fondo, lo solleviamo per circa un metro ed iniziamo ad imprimere alla canna, dei movimenti rapidi, sussultori e laterali per circa 10 – 15 secondi, dopodichè, mettiamo la lenza in tensione per un’altra decina di secondi. Se non avvertiamo niente, recuperiamo la lenza per altri 2 o 3 metri e ripetiamo l’operazione. L’azione del Tataki deve continuare facendo vibrare la canna con i movimenti citati fino a circa metà dello strato d’acqua interessato alla pesca. Se non avvertiamo le magiche tocche del calamaro meravigliosamente trasmesse dal multifibra alla canna, caliamo di nuovo sul fondo il piombo e… si ricomincia da capo: movimenti repentini, convulsi e… pausa con lenza in tensione e così via.

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Quando il calamaro attacca l’esca con i tentacoli, si avverte una leggera flessione del cimino della canna. Si assicura la ferrata, lentamente mi raccomando, e… si recupera la lenza in modo lento e continuo per non lacerare le deboli carni dei nostri gustosi “amici”. Appena il cefalopode giunge sottobordo, occhio alla spruzzata di inchiostro. A questo punto, si imbarca il nostro amico, sollevandolo lentamente dall’acqua.

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Continuiamo a calare le totanare verso il fondo in attesa di altri “attacchi” Se le catture diminuiscono, è necessario tenere sotto controllo il monitor del cartografico e dell’ecoscandaglio per verificare se le “mangianze” rappresentate da piccoli pesci o addirittura dagli stessi calamari  intenti a predare, si sono eclissate. Se il monitor dell’eco non ci segnala niente, è necessario “rimontare” il punto, e ricercare i nostri amici, scandagliando a dovere. Oltre ai calamari, spesso e volentieri vengono su anche polpi di varia taglia e seppie… incavolatissime più che mai!

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polpo al_tataki

Appena giungono le tenebre, oltre il tramonto, è necessario passare alla tecnica della trainetta ai calamari, ma questo lo vedremo successivamente!